“Sii più seducente che puoi, devi farli vergognare!”
“Vergognare di cosa?” domandai.
Rispose: “Di desiderarti”.
Julia Pastrana (1834-1860) è stata una performer e cantante messicana affetta da ipertricosi e ipertrofia gengivale. Questa condizione faceva sì che avesse gengive molto pronunciate e il corpo ricoperto da una fitta peluria.
Venduta dalla madre in tenera età, Julia iniziò la sua vita professionale calcando i palchi di diverse città e continenti su cui si esibiva danzando e cantando. Durante uno dei suoi numerosi viaggi conobbe Theodore Lent, un uomo che non la guardava con gli occhi stupiti e divertiti del pubblico, ma con gli occhi di qualcuno che, apparentemente, la amava. I due ben presto si sposarono e continuarono la tournée con diverse tappe, anche in Europa. Qui giunsero a Mosca, dove Julia diede alla luce un bambino, anch'egli affetto da ipertricosi, che morì nell'arco di tre giorni.
Julia lo seguì cinque giorni dopo.
Il marito fece imbalsamare il corpo di Julia e del figlio e proseguì la tournée fino alla sua morte nel 1884. Nel 2013, grazie al lavoro di Laura Anderson Barbata, del governatore Mario López Valdez e delle autorità norvegesi, il corpo fece ritorno in Messico dove venne seppellita con rito cattolico a Sinaloa de Leyva.
L'albo di cui vi parlo oggi è proprio dedicato a questo personaggio: Julia Pastrana - la donna scimmia (scritto da Ivan Cenzi, illustrato da Marco Palena e edito da Logos) parla proprio della sua storia e lo fa portandoci dentro alla mente di Julia. Il testo ha l'impostazione di un diario, in cui la protagonista trascrive ciò che le succede, le sue sensazioni e il rapporto con la diversità. Lo fa però in un modo dolce e delicato, gettando una luce tenera sulla vita di una donna così straordinaria.
Un tema che salta subito alla mente leggendo questo albo è quello del mostro: chi è il vero mostro? È Julia, con il suo aspetto insolito e il corpo ricoperto di peli, o è forse il pubblico, pronto a pagare per vedere la donna scimmia, un essere “rifiutato dalla foresta come dal branco degli uomini”?
È una storia di fragilità e insicurezza, in cui molte cose vengono messe in discussione, compreso il rapporto col marito: Theodore la ama davvero o il loro matrimonio è basato su un interesse personale?
Le immagini raggiungono lo stesso obiettivo del testo: nelle illustrazioni di Marco Palena traspare tutta la fragilità di Julia Pastrana, con tavole in bianco e nero che ricordano fotografie d'epoca sbiadite e nostalgiche. In tutto il lavoro di Marco il simbolismo ha una grande importanza ed è così anche in questo caso. Ogni tavola presenta ciò che sta accadendo, ma con l'aggiunta di qualcosa in più, qualcosa che ci fa entrare a gamba tesa nella vita e nella mente della protagonista, un personaggio così bizzarro, così diverso...così umano.
Per l'occasione, ho fatto qualche domanda a Marco Palena:
Ciao Marco, benvenuto. So che prima di diventare illustratore hai studiato architettura. Ci racconti in che modo ti sei avvicinato all'illustrazione?
Sono approdato all’illustrazione da totale autodidatta e piuttosto tardi.
Sin da bambino mi facevo suggestionare dalle immagini all'interno dei libri, mostrando un vivo interesse di comunicare attraverso il disegno.
Crescendo questa mia passione è diventata sempre più grande, tanto da spingermi a intraprendere studi in campo artistico. Non ho coltivato costantemente la mia passione per il disegno dopo gli studi universitari, perché volevo sperimentare cose diverse e fare altre esperienze.
Poi ho scoperto i libri illustrati e mi si è aperto un mondo immenso, che conoscevo poco e ho iniziato a partecipare a concorsi. Oggi posso affermare che illustrare è la forma espressiva che più mi rappresenta, perché' l'immagine arriva prima e meglio della parola, restituendomi una netta sensazione di benessere nel creare.
In che modo ti sei approcciato a questo progetto e quali riflessioni sono state necessarie per decidere in che modo raccontare attraverso le immagini un personaggio come Julia Pastrana?
Quando l'editrice mi ha mandato il testo, sono rimasto impressionato dalla storia (le storie vere mi colpiscono sempre), affascinato dal personaggio di Julia e dalla delicatezza con cui Ivan Cenzi l'ha raccontata, impostando il lavoro in prima persona, come se fosse la voce di Julia che ci raggiungesse attraverso il tempo. Questo mi è stato di aiuto per entrare in sintonia con il personaggio.
Ho letto più volte il libro e ho cercato di vivere con lei in quel periodo storico, pensando a cosa potesse provare una persona dopo essere stata venduta più volte persino dalla stessa madre, dover vivere isolata senza avere la possibilità di condividere alcuna gioia con nessuno, esibita in pubblico in cambio di denaro a causa della sua diversità, di essere descritta come un mostro da circo, un mostro che tutti volevano vedere per ciò che avevano sentito dire, essere una cavia per gli scienziati che ne descrivevano minuziosamente la malattia. Poi, ancora, oggetto di curiosità per l’alta società.
Mi sono anche chiesto quale strano legame ci fosse tra Julia e l'impresario Theodore, suo marito. Sicuramente un misto di amore e interesse, che ha permesso a quest'ultimo di predominare fino alla imbalsamazione del corpo di Julia alla sua morte, per continuare a ricavarne profitto nel tempo.
La parte difficile è venuta dopo, quando ho dovuto cercare di tradurre queste mie considerazioni su un foglio, e trasformarle in immagini che sapessero comunicare con il lettore e integrarsi con il testo e soprattutto cercare di dare un volto e un corpo al personaggio, perché di lei circolano pochissime immagini e molte ricostruzioni fantasiose o semplici disegni.
Mi sono quindi basato su una ricerca molto approfondita delle fonti storiche e ho scoperto che Julia stabilì un rapporto duraturo di amicizia con l'attrice viennese Friederike Gossmann. L'attrice disse di Julia che "una leggera nebbia di tristezza incombeva sul suo volto". Questa frase mi ha permesso di permeare la solitudine di Julia, passando per il suo isolamento e la sua tristezza, e di studiare il suo sguardo per creare delle atmosfere e delle sfumature dal suo carattere malinconico.
La copertina del libro fa il paio con lo sguardo di uno spettatore dell'epoca: l'aura di mistero avvolge ciò che appare a un primo, pubblico sguardo: una donna velata! A Julia, infatti, non era permesso di uscire per strada durante il giorno se non indossando un velo, per evitare che la si potesse vedere pubblicamente e gratuitamente.
Pian piano, la non accessibilità rappresentata dal velo ha lasciato il posto alla purezza, al pudore, all'umiltà, alla generosità e alla intensità della donna; pian piano, entrando nel libro come nel suo spettacolo, l'ho disegnata nella sua interezza. E nella sua interiore bellezza.
Il mio obiettivo è stato quello di far rivivere Julia, cercando di far conoscere al meglio la sua personalità e di restituirle quella dignità di DONNA e ARTISTA che le era stata sempre negata in vita fin dalla sua nascita e per lungo tempo anche dopo la sua morte; la sua storia porta alla luce questioni che rimangono profondamente rilevanti ancora oggi e ci
ricorda che abbiamo urgente bisogno di promuovere i diritti delle donne, i diritti degli indigeni, i diritti dei bambini ed eliminare il traffico umano e qualsiasi forma di sfruttamento, abuso e discriminazione.
Le tue tavole sono sempre evocative e ricche di simbolismi. Da dove viene questo tuo linguaggio illustrativo?
Ognuno di noi narra le proprie riflessioni, i propri pensieri e le proprie sensazioni; ognuno di noi racconta storie.
Spesso si usano parole, spesso ci si spiega con percorsi verbali e gestuali, lineari o contorti che siano, in modo da raggiungere l'altro in modo vivo ed efficace.
Attraverso l'arte, il cinema, la letteratura, la musica da un lato e la realtà, la vita concreta e di tutti i giorni dall'altra, vengono stimolate la mia curiosità e la mia sensibilità. E nasce spontaneamente il mio linguaggio comunicativo, illustrativo, con l'unica particolarità che non ci sono le parole. Un disegno raccoglie mille parole; un tratto esprime mille pensieri; una tavola illustra un percorso più semplice e diretto, evocativo e simbolico. Il sogno, il surreale, si fondono alla vita concreta, agli sguardi che viaggiano in silenzio fuori da un finestrino, e lo scorrere senza sosta del paesaggio - onirico o reale, a questo punto ha poca importanza - fa viaggiare la mia immaginazione dentro storie scritte a matita.
Ci racconti quale tecnica usi?
La mia tecnica è molto semplice: grafite, carboncino e pastello bianco.
Principalmente la grafite, a mano libera, in modo da restituire emozioni e atmosfere con una tecnica rapida, efficace, che solo in seguito ritocco, se necessario, con Photoshop. Se poi ritengo necessario aggiungere elementi ulteriori, come uno sfondo o un oggetto, lavoro digitalmente, assemblando e muovendo gli elementi come in una sorta di collage.
Marco Palena vive e lavora a Pescara. Dopo il liceo artistico ha frequentato l'Università di Architettura. Da alcuni anni si interessa all'illustrazione ottenendo premi e riconoscimenti sia in Italia che all'estero, tra cui il premio Toppi dell'associazione Autori di Immagini e il World Illustration Award nelle categorie Overall Winner New Talent e New talent Advertising.
Titolo: Julia Pastrana - la donna scimmia
Editore: Logos edizioni
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo di copertina: 19,00 €
Pagine: 48
DI
ANDREA OBEROSLER
Andrea Oberosler è un animatore e illustratore trentino.
Lavora per privati ed editori e nel 2019 sono usciti i suoi primi albi illustrati, tra cui “La Maschera della Morte Rossa e altri racconti” (ed. Bakemono Lab), un tributo a Edgar Allan Poe con cui comincia ad esplorare le potenzialità dell'illustrazione gotica.
Nel 2019 vince il premio oro nella sezione editoria dell'Annual di Autori di Immagini.
(Foto di Stefano Pradel)