“La notte era calata. In lontananza, una tempesta illuminava il cielo annuvolato. Morte, come di consueto, si mise in volo in cerca di compagnia.”
La morte non è un argomento comune nel mondo degli albi illustrati. Spesso viene vista quasi come un tabù, come qualcosa di cui non parlare. Ma perché? In fondo non si tratta di semplici libri disegnati, ma di vere e proprie navi cariche di messaggi e significati che hanno il potere di informare e aiutare il bambino (e chiunque li legga) a capire il mondo nella sua complessità. Perché allora evitare un argomento come la morte, così presente nelle nostre vite? Non fraintendetemi, naturalmente la morte è qualcosa che spaventa e porta con sé strascichi di dolore, ma forse è proprio per questo che sarebbe importante parlarne senza filtri o maschere.
Ed è proprio questo che fa Giovanni Berton nel suo albo d'esordio “E fu sera e fu mattina”, edito da Balena Gobba Edizioni. E anzi, Giovanni fa qualcosa di più. Ci presenta Morte come un essere solitario, in cerca di compagnia, stanco di una vita senza rapporti e affetti. In questo libro, sembra incredibile, proviamo empatia per la morte.
Le sue raffigurazioni, nel corso della storia dell'Arte, sono state molteplici: spesso la vediamo rappresentata come uno scheletro con un lungo mantello che brandisce una falce, altre volte assume le spoglie di rettili o aracnidi. In questo caso, si tratta di un insetto.
Nello specifico, in questo albo Morte veste i panni della Sfinge testa di morto (Acherontia atropos), un lepidottero appartenente alla famiglia degli Sphingidae, la cui denominazione deriva dal fatto che sul lato dorsale del torace presenta una macchia biancastra, con due puntini neri, che ricorda la forma di un teschio.
Giovanni Berton spoglia la sua protagonista di quell'aura di timore che la circonda dall'inizio dei tempi e invita il lettore a seguirne il viaggio, portandolo a sperare che incontri qualcuno disposto a stare con lei. Ci si fa strada in atmosfere cupe, in un viaggio notturno, durante il quale incontriamo una moltitudine di personaggi che ci vengono mostrati solo in una tavola, giusto il tempo di coglierli con lo sguardo prima che scappino o si nascondano dalla protagonista.
La persona che può raccontarci meglio di tutti la genesi di questo progetto è l'autore stesso, quindi ecco alcune domande che ho fatto a Giovanni:
Ciao Giovanni, benvenuto nella rubrica.
Il tuo libro affronta un tema non comune nell'ambito degli albi illustrati. Da cos'è nata questa storia e come mai hai deciso di raccontarla?
Il progetto è nato mentre frequentavo il corso d’illustrazione in accademia a Venezia, non l’ho cercato, probabilmente aveva solo bisogno di uscire. Col tempo si è sviluppato e arricchito finché, nel 2020, è stato pubblicato da Balena Gobba Edizioni. Viviamo in una società che nasconde la morte, ci crediamo invincibili e non ci fermiamo mai. Eppure la morte è sempre presente nella vita di tutti noi.
Credo sia fondamentale parlare di questo personaggio, sia ai piccoli sia ai grandi, in modo diretto e naturale, senza troppi giri di parole.
L’importante è presentarla per ciò che è: l’ultimo pezzo del puzzle, quel tassello che dà valore a tutti gli altri.
Spesso la morte viene raffigurata con sembianze che incutono grande timore in chi la osserva. Tu, invece, l'hai rappresentata come un piccolo insetto. A cos'è dovuta questa scelta?
La scelta di raffigurare la morte come una falena è stata quasi una necessità. Avevo bisogno di creare empatia verso questo personaggio, quindi ho deciso di renderla una creatura fragile e delicata, drammatica, quasi umana, con la quale ci si possa immedesimare. Una figura anche un po’ inconsapevole, che trasporta sulle ali un dovere più grande di lei.
La morte che ho rappresentato è sola ed emarginata, incatenata alla sua natura dalla quale le è impossibile sfuggire.
Questi personaggi sono quelli che più mi piace dipingere, in bilico come la punta del pennello sul foglio.
Tra tutte le specie di falena, inoltre, ho scelto la sfinge testa di morto anche per il suo nome latino, Acherontia Atropos, che deriva appunto dalle due divinità greche dell’oltretomba: Caronte, il traghettatore delle anime, e Atropo, la terza delle Moire, colei che recide il filo della vita.
In questo libro spicca molto una tecnica di disegno tradizionale, molto materica e ricca di texture. Ci racconti che tecnica hai usato?
Non potrei mai fare a meno di carta, pennelli e colori, amo muovere le mani sul foglio, tracciare segni, linee, pennellate, creare mondi e dimensioni altre in cui tutto è possibile. Le illustrazioni di questo libro sono dipinte perlopiù a tempera, sulla quale successivamente ho fatto degli interventi a carboncino e a collage con carte di riso e di gelso, leggere come ali di falena.
Do molto valore alla carta e spesso mi piace inserirla nelle mie illustrazioni, non solo come supporto ma anche come parte integrante dell’opera. Quando uso il collage cerco sempre di selezionare carte particolari, fatte e/o dipinte a mano o con texture uniche nel loro genere.
I tuoi lavori sembrano ispirarsi ad autori come Gabriel Pacheco e Issa Watanabe. Sono effettivamente autori che ti hanno ispirato durante il tuo percorso? Ci dici qualche altro nome che ti ha aiutato a definire la tua poetica?
I due autori che hai citato sono sempre stati di grande ispirazione durante il mio percorso, ma non sono gli unici.
Cerco sempre di tenere un occhio puntato verso i diversi tipi di arte; dalla fotografia, alla scultura e anche alla musica.
Amo il bianco e nero di Salgado, i dipinti macabri di Goya, le maschere, le sculture e tutta la ricerca di Amleto e Donato Sartori che considero due maestri e, ovviamente, le canzoni di De André, che spesso fanno da sottofondo mentre disegno.
Titolo: E fu sera e fu mattina
Editore: Balena Gobba Edizioni
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo di copertina: 15,00€
Pagine: 32
Giovanni Berton nasce a Padova nel 1999. Dopo il diploma di liceo artistico in scenografia, inizia gli studi alla Scuola Internazionale di Comics di Padova. Adoratore di tutto ciò che è gotico, strano e grottesco, non riuscirebbe a fare a meno del cioccolato, rigorosamente nero al 100%. Dal 2016 collabora con il Centro Maschere e Strutture Gestuali e con il Museo Internazionale della Maschera Amleto e Donato Sartori che, nel 2020, ospita la sua prima mostra personale dal titolo “TraLumEBuio”. Le sue illustrazioni compaiono in diverse riviste e concorsi, tra cui la XIV edizione del “Tapirulan Illustrators Contest” nel 2018, in diversi numeri della rivista “Illustrati” e nel VI numero della rivista “Neutopia”. Nel 2020 esce il suo primo albo illustrato “E Fu Sera E Fu Mattina” edito da Balena Gobba Edizioni.
DI
ANDREA OBEROSLER
Andrea Oberosler è un animatore e illustratore trentino.
Lavora per privati ed editori e nel 2019 sono usciti i suoi primi albi illustrati, tra cui “La Maschera della Morte Rossa e altri racconti” (ed. Bakemono Lab), un tributo a Edgar Allan Poe con cui comincia ad esplorare le potenzialità dell'illustrazione gotica.
Nel 2019 vince il premio oro nella sezione editoria dell'Annual di Autori di Immagini.
(Foto di Stefano Pradel)