“Sono rimasto al mio posto tutta la notte e nel buio l'ho visto. Che Dio mi perdoni, ma l'ufficiale ha fatto bene a gettarsi in mare.”
Il 6 luglio del 1897, il brigantino Demeter parte dal porto di Varna, in Bulgaria, alla volta dell'Inghilterra.
L'equipaggio imbarca con cura il carico, tra cui alcune casse di terra. La nave si arena nel porto di Whitby il 4 agosto dello stesso anno e di tutto l'equipaggio viene trovato solo il corpo senza vita del capitano, legato alla barra del timone con un crocifisso in mano e un diario di bordo in tasca che permette alla polizia di ricostruire gli eventi.
No, non si tratta di un fatto di cronaca nera. Quello che avete letto è la trama di un capitolo contenuto nel “Dracula” di Bram Stoker, uno dei romanzi gotici più celebri di tutti i tempi, in cui seguiamo il viaggio del famigerato Conte verso il Regno Unito.
Proprio da questo capitolo prende vita il libro di cui vi parlo oggi: “Demeter” di Ana Juan, ed. Logos.
La storia si apre con una lettera della giovane Mina Murray indirizzata al marito Jonathan Harker che, nel mentre, è prigioniero nel castello del Conte.

In questo libro i toni cupi e i forti contrasti danno drammaticità alle scene con grande efficacia. Nelle tavole il nero denso diventa esso stesso un'entità a bordo della nave, un buio assoluto da cui emergono incubi e terrori pronti ad abbattersi sull'equipaggio. Ogni tavola sembra sospesa in una visione onirica, in cui diventa difficile capire cosa sta realmente accadendo e cosa è frutto della paura degli uomini a bordo. Un succedersi di eventi tragici che sembra non aver fine, fino a quando Demeter giunge sulle coste di Whitby e un grosso cane nero viene visto abbandonare la nave per sparire subito alla vista.
A impreziosire ulteriormente questo volume, in apertura e in chiusura, si trovano alcune pagine di velina opaca che, con effetti di sovrapposizione, creano immagini ed effetti misteriosi che aggiungono inquietudine alla narrazione.
Chiunque mi segua da un po' sa quanto io ammiri Ana Juan. Finalmente ho avuto la fortuna di poter parlare con lei e di porle queste domande:
Ciao Ana e benvenuta. Nella tua carriera hai illustrato numerosi libri sia per bambini che per adulti, ma mantenendo una predilezione per atmosfere cupe e oscure dal sapore gotico. Come ti sei avvicinata a questo genere?
Nonostante sia nata nel Mediterraneo, sono una persona di bruma e nebbia. Il sole e le cose evidenti non mi interessano, preferisco il mistero e i silenzi che destano i fantasmi del cuore. Considero un privilegio il poter rivisitare i classici con occhi nuovi. Poterli tornare a leggere con un atteggiamento diverso rispetto a quello che avevo quando li lessi per la prima volta. Un classico è radicato nella memoria collettiva, in ognuno di noi. Gli archetipi sono precostituiti e dar loro una propria interpretazione senza alienare il lettore è una sfida. È necessario fare ritorno ai classici, perché i classici sono sempre attuali.
Com'è nato il progetto di “Demeter” e perché, dovendoti misurare con un classico come il “Dracula” di Bram Stoker, hai deciso di illustrare proprio questo capitolo?
Come spesso mi accade, non sono io a scegliere i libri che voglio illustrare. Ci ho rinunciato: sono i libri a scegliere me, ed è quello che è successo anche con “Demeter”. Un editore mi ha suggerito di cercare passaggi nascosti nei libri classici del terrore per farne un libro. Come, ad esempio, ricreare l’ignota ragione che, in “Il giro di vite” di Henry James, conduce all’espulsione di Miles dal collegio. Arrivata a casa presi in mano “Dracula” e il libro si aprì proprio sul capitolo delle tribolazioni della nave Demeter. Si tratta di un capitolo autoconclusivo, con la struttura di un racconto e di un mistero da svelare. Non ci pensai due volte e iniziai a dare forma alla mia visione.
A volte, l’enorme importanza di opere come “Dracula” ci occulta grandi misteri che non riusciamo a cogliere interamente, e uno di questi è proprio il viaggio del Demeter da Varna, in Bulgaria, a Whitby, in Inghilterra. Non è mia intenzione confrontarmi con l’autore: non mi permetterei mai di correggere il messaggio di Bram Stoker. Si tratta semplicemente di una rivisitazione del testo, in cui mi sono addentrata fino a trovare una mia prospettiva, cercando un punto da cui partire per un viaggio di circumnavigazione della sua opera che non ne perturbasse l’essenza. In questo caso percepiamo una presenza, c’è qualcosa di malefico sulla nave, eppure Stoker non ha voluto né svelare il mistero né che sapessimo che cosa è accaduto all’equipaggio. E io non l’ho mostrato. Sarebbe stato troppo banale. In “Demeter” dovevo instillare nel lettore la stessa inquietudine vissuta dai personaggi di Stoker nella sua storia.
Le tue immagini hanno atmosfere molto evocative e rendono perfettamente il dramma delle storie che racconti. Ci racconti quale tecnica usi?
Nel caso di “Demeter”, e molti altri libri, la tecnica è semplice e analogica: carta e carboncino. Non c’è altro mistero oltre a quello che può creare il carboncino.
In questo libro, oltre ad essere illustratrice, sei anche autrice, ma hai collaborato più volte con Matz Mainka. Com'è per te collaborare con altri autori? Presenta sfide particolari?
Non sempre è facile collaborare con un altro autore. Ricordo che quando illustravo libri per bambini per una casa editrice statunitense, gli editori, non a torto, non facevano incontrare mai autore e illustratore. L’autore poteva vedere il lavoro dell’illustratore soltanto a libro finito e approvato dall’editore.
Io e Matz Mainka ci conosciamo bene, per questo tra noi c’è dialogo e la collaborazione diventa una lavoro a quattro mani, in cui lui apporta idee e giudica le mie illustrazioni, mentre io presento la mia visione della storia. Però non sempre è facile: ci sono autori con i quali collaborare è molto complicato e diventa quasi impossibile. Personalmente, sebbene sembri un poco rude, preferisco gli autori classici. Almeno loro non hanno nulla da ridire…
Un ringraziamento speciale va a Stefano Pradel che mi ha aiutato nella traduzione dallo spagnolo del testo dell'intervista.
Ana Juan è un'illustratrice spagnola che pubblica in Italia con Logos edizioni. Oltre alla produzione di albi illustrati, ha realizzato le copertine di alcuni romanzi di Isabel Allende e di diversi numeri del New Yorker tra cui, una delle più celebri, è quella dedicata all'attentato alla redazione di Charlie Hebdo.
Nel 2010 vince il prestigioso Premio nazionale di illustrazione conferito dal Ministero della Cultura spagnolo.
Titolo: Demeter
Editore: Logos Edizioni
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo di copertina: 27,00 €
Pagine: 96
DI
ANDREA OBEROSLER
Andrea Oberosler è un animatore e illustratore trentino.
Lavora per privati ed editori e nel 2019 sono usciti i suoi primi albi illustrati, tra cui “La Maschera della Morte Rossa e altri racconti” (ed. Bakemono Lab), un tributo a Edgar Allan Poe con cui comincia ad esplorare le potenzialità dell'illustrazione gotica.
Nel 2019 vince il premio oro nella sezione editoria dell'Annual di Autori di Immagini.
(Foto di Stefano Pradel)